Disbiosi intestinale

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L’alterazione dell’equilibrio qualitativo e quantitativo degli oltre 1000 ceppi batterici del nostro COLON è definito disbiosi. In pratica quando la popolazione batterica che sin dai primi anni della nostra vita caratterizza l’ambiente intestinale, per il prevalere di una “tribù” sulle altre perde il suo equilibrio, si avvertono fastidi addominali e alterazioni dell’alvo con stipsi o più frequentemente diarrea. L’enorme quantità di batteri del colon che in totale ammonta ad una cifra astronomica essendo addirittura di 10 elevato alla 16a che per dare un’idea significa un numero superiore alla totalità delle cellule che compongono tutto il nostro corpo, si mantiene per tutta la vita piuttosto omogeneo come rapporti tra le varie “tribù” batteriche tanto che l’alito è per ciascuno di noi diverso e specifico come le impronte digitali o la conformazione della trama dell’iride.

 

 

La disbiosi intestinale può rappresentare un cofattore importante nella manifestazione della stipsi e del cosiddetto colon irritabile dato dall’alternarsi di periodi di stipsi a periodi colitici, con meteorismo cioè senso di pancia gonfia, pesantezza, cattiva digestione (dispepsia) e alito cattivo.
Inoltre le conseguenze di carattere sistemico della disbiosi sono molteplici e assai importanti: predisposizione alle infezioni, perdita di energia, cistiti ricorrenti, manifestazioni allergiche, aumento delle affezioni del cavo orale (tonsilliti, faringiti, tracheiti, bronchiti), difficoltà a perdere peso e perdita di capelli.
Pertanto la disbiosi intestinale è inquadrabile come una vera e propria condizione di malattia funzionale non grave ma tale da peggiorare la qualità di vita di chi ne è affetto.
In particolare, nel corso dell’evoluzione della specie umana, si è instaurato un importante e delicato equilibrio di mutuo vantaggio, tra l’uomo e la microflora, che rischia però, di essere compromesso da improvvisi cambiamenti.
In condizioni di stress psico-fisici, alimentari, ambientali, o in seguito all’assunzione di farmaci, si assiste ad uno sbilanciamento della microflora (disbiosi) che rende l’organismo suscettibile all’attacco di patogeni. La dieta, attraverso opportuni interventi alimentari, costituisce uno dei principali fattori, in grado di influenzare la composizione qualitativa e quantitativa della microflora intestinale. La funzione è quella di promuovere la proliferazione, e l’equilibrio della composizione batterica che costituisce l’ecosistema intestinale

Le principali forme dei disbiosi sono tre:

Disbiosi carenziale, conseguente ad un deficit di flora batterica intestinale, per lo più favorito da un’alimentazione povera di fibre solubili e/o ricca in alimenti precedentemente sottoposti a processi di sterilizzazione oppure conseguente a trattamenti con antibiotici.

Disbiosi putrefattiva, favorita da una dieta eccessivamente ricca in grassi e carni, povera in fibre; alcuni studi la collegano anche ai meccanismi patogenetici di alcune forme tumorali, quali il cancro del colon e della mammella. Si trovano feci poltacee, borborigmi, gonfiore addominale.

Disbiosi fermentativa, riconducibile ad una dieta toppo ricca di fibre insolubili che, non potendo essere digerite dal sistema batterico della persona che ne è affetta sono causa di gonfiori addominali, borborigmi, gastralgie, flatulenze e, l’alternanza di stipsi e diarrea.

 

Terapia della disbiosi

Se pur inconsapevolmente, i probiotici, rientrano ormai abitualmente nelle scelte alimentari di ciascuno di noi, poiché l’idea salutistica, legata al consumo di yogurt e latte fermentato, fa ormai parte dell’immaginario collettivo.

Più recente e innovativo è l’uso dei prebiotici, intesi come ingredienti alimentari non digeribili che, stimolano selettivamente la crescita e l’attività metabolica di particolari ceppi batterici nel colon.

 

PROBIOTICI

Bifidobatteri

B. bifidum
B. adolescentis
B. animalis
B. infantis
B. longum
B. thermophilum

Attualmente i probiotici vengono prevalentemente consumati come latticini, quali yogurt e latte fermentato, o attraverso l’assunzione di preparati liofilizzati impiegati nella preparazione di capsule, tavolette, sciroppi. Le preparazioni probiotiche presenti sul mercato, contengono miscele prevalentemente costituite dai generi:

Lactobacillus: L. acidophilus, L. casei, L. bulgaris
Bifidobacterium: B. bifidum
Streptococcus S. termophilus

Proprietà detossificanti

I probiotici vengono considerati agenti detossificanti in grado di contrastare la generazione di tossine attraverso una duplice attività:

a) degradazione di pericolose amine cancerogene;

b) diminuzione dell’attività di enzimi cancerogeni quali β-glucuronidasi.

Proprietà Immunomodulanti

Uno sviluppo interessante dei probiotici negli ultimi anni, ha riguardato le loro capacità di influenzare vari meccanismi della risposta immunitaria.
Numerosi studi scientifici evidenziano che un trattamento con probiotici del tipo L. Casei e L. acidophilus determinano un innalzamento della produzione di IgA, che migliora la funzione di barriera dell’intestino. Un’importante applicazione dei probiotici riguarda la prevenzione delle infezioni opportunistiche, quali Candida albicans, conseguenti a terapie antibiotiche. Numerosi studi confermano che l’assunzione di probiotici, è in grado di ridurre l’incidenza di infezioni opportunistiche e di ripristinare, in tempi più rapidi, l’assetto fisiologico della microflora intestinale. Numerosi lavori riportano l’attività antimicrobica dei probiotici contro la Candida albicans, grazie all’azione di sostanze tossiche per il lievito rilasciate dai lattobacilli, quali l’acido lattico e il perossido di idrogeno.

Probiotici e Artrite reumatoide

L’artrite reumatoide è una malattia autoimmune, a carattere infiammatorio che colpisce le articolazioni e organi interni.  L’integrazione della dieta di pazienti affetti da artrite reumatoide con probiotici, ha mostrato un miglioramento del quadro clinico, e una diminuzione dell’attività enzimatica delle ureasi, responsabili del danneggiamento dell’epitelio intestinale.

Patologie intestinali

Uno nuovo e promettente sviluppo nell’ambito dei probiotici, è la recente scoperta che il loro impiego possa influenzare positivamente il decorso di patologie infiammatorie ed infettive dell’intestino,15 e di quelle disfunzioni correlate al malfunzionamento della barriera intestinale, o alla modificazione dell’assetto immunitario di questo apparato.

Collins MD, Gibson GR (1999) Probiotics, prebiotics, and synbiotics: approaches for modulating the microbial ecology of the gut Am J Clin Nutr 69 1052S-1057S

De Roos NM Katan MB (2000) Effects of probiotic bacteria on diarrhea, lipid metabolism, and carcinogenesis: a review of papers published between 1988 and 1998. Am J Clin Nutr 71(2) 405-411

PREBIOTICI

Il termine prebiotico indica essenzialmente zuccheri particolari non digeribili che fanno da nutrimento per la flora microbica intestinale.
Il loro meccanismo d’azione favorisce la crescita di microrganismi probiotici, quali ad es. i bifidobatteri, che normalmente costituiscono la microflora intestinale. I soli prebiotici per i quali siano disponibili dati significativi, riguardano i fruttani del tipo inulina.

Roberfroid MD (2000) Prebiotics and probiotics: are they functional foods? Am J Clin Nutr 71 1682S-1687S

L’inulina è un carboidrato costituito quasi esclusivamente da unità di fruttosil-fruttosio che a livello industriale si ottiene dalla pianta della cicoria (Chicorium intybus).
Dal punto di vista dietetico le sorgenti alimentari più ricche di inulina, sono: cicoria, carciofi, porri, aglio e cipolla e in misura minore le banane.
I prebiotici resistono alla digestione nel tratto gastrointestinale più alto, e non vengono assorbiti. Per queste loro caratteristiche è stato proposto di chiamarli colonic food, nel senso che sono alimenti che solo nel colon cedono all’organismo ospite, energia e substrati metabolici dopo essere stati fermentati dai batteri intestinali.

E’ proprio questa fermentazione che porta alla stimolazione selettiva della crescita della popolazione di bifidobatteri

PREBIOTICI e metabolismo dei lipidi

Gli effetti dei Fruttoso Oligo Saccaridi (FOS)  inulino-simili, sul metabolismo lipidico, sono stati sino ad ora studiati prevalentemente su modelli animali. Numerosi studi condotti sui ratti, riportano la riduzione dei livelli sierici dei trigliceridi. Alla base di questo effetto sono stati ipotizzati due possibili meccanismi:

a)            effetti metabolici di acidi grassi a corta catena,

b)           abbassamento dei livelli plasmatici di insulina e glicemia.

Taranto MP Medici M Perdigon G (2000) Effect of Lactobacillus reuteri on the prevention of hypercholesterolemia in mice

CONCLUSIONI

Alla luce delle informazioni raccolte i probiotici e i prebiotici possiedono interessanti proprietà che promuovono il miglioramento della salute e dello stato di benessere dell’organismo.
L’industria alimentare sta sfruttando questa nicchia di mercato con sempre nuovi alimenti e integratori con crescente impatto economico.
Per questo motivo diventa sempre più complicato per il paziente muoversi nella giungla delle offerte e dei nomi commerciali. Saper leggere le etichette alla luce delle notizie qui riportate è un passo in avanti verso un’alimentazione consapevole e avveduta.

 

BIBLIOGRAFIA:

Guarner F Schaafsma GJ (1998) Probiotics Int J Food Microbiol 39 237-238

Stanton C Gardiner G Meehan H (2001) Market potential for probiotics Am J Clin Nutr 2001 73 476S-483S

Gibson GR Roberfroid MD (1995) Dietary modulation of the human colonic microbiotica: introducing the concept of prebiotics

J Nutr 125 1401-1412

Schrezenmeir J de Vrese MM (2001) Probiotics, prebiotics, and synbiotics-approaching a definition Am J Clin Nutr 73 361S-364S

de Vrese MM Stegelmann A Richter B (2001) Probiotics-compensation for lactase insufficiency Am J Clin Nutr 73 421S-429S

Erickson KE Hubbard NE (2000) Probiotic immunomodulation in health and disease Am Soc Nutr Sc 130 403S-409S

Isolauri E Sutas YKankaanpaa P Arvilommi H Salminen S (2001) Probiotics: effects on immunity  Am J Clin Nutr 73 444S-450S

Reid G (2001)Probiotic agents to protect the urogenital tract against infection  Am J Clin Nutr 2001 73 437S-443S

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