CONTROLLO RESPONSABILE DELLA RAZIONE ALIMENTARE

Quando la nostra immagine riflessa allo specchio è inaccettabilmente cambiata e si decide di dimagrire, dobbiamo fare i conti con pranzi e cene tra amici e parenti abituati a vederci mangiare e bere senza remore.
Ma il nemico più difficile da combattere è la fame nervosa quando abbiamo deciso di meritarci una sorta di premio, una coccola che necessita di cibi REMUNERATIVI, quelli per i quali siamo disposti a… ESAGERARE !!!!!
L’elemento comune della maggior parte di questi è l’alto Indice glicemico (IG) che è dato dal rapporto tra ciò che mangiamo e l’aumento della glicemia. A parità di calorie introdotte dolci, birra, molti frutti, ma anche ortaggi comuni come zucca, carote, patate, e molte bevande come la fanta, la coca cola, la pepsi, e addirittura il riso o il pane alzano moltissimo la glicemia rispetto a i carboidrati con un basso IG come gli spaghetti di grano duro o la soia in semi o un succo di mela o di pompelmo. Bisogna comunque usare delle cautele, infatti, molti cibi a basso IG devono essere assunti con moderazione a causa del loro alto contenuto in grassi come le arachidi o il cioccolato, altri pur ad alto valore di IG come l’uva o le carote per il loro valore nutrizionale in flavonoidi, vitamine e minerali è bene non siano esclusi del tutto.

Dobbiamo partire dal concetto che è necessaria una dieta equilibrata e non è possibile rinunciare per tutta la vita ai piaceri della tavola. Tuttavia se la circonferenza addominale è davvero eccessiva è altrettanto necessario almeno periodicamente disintossicarsi eliminando, per uno o due o al massimo tre giorni, ad esempio una volta al mese le cose ….”buone” ….ma “dannose” come formaggi, dolci, pizze, pane, frutta, delle quali inevitabilmente cadiamo vittime.

Questa dieta la chiameremo “chetogenica” perchè in tre giorni il paziente deve generare chetoni.
Se ciò non accade si debbono assumere alimenti particolari e controllare il proprio metabolismo mediante l’esame della calorimetria indiretta.

 

Bibliografia:

Jenkins, David J.A.,
“Glycemic Index of Foods: a Physiological Basis for Carbohydrate Exchange.”
The American Journal of Clinical Nutrition, Vol. 34, (March 1981), pp. 362-366.

Jenkins, David J.A.,
“Starchy Foods and Glycemic Index.”
Diabetes Care, Vol. 11, No. 2, (February 1988); pp. 149-159.

Miller, Janette Brand.,
“International tables of glycemic index.”
The American Journal of Clinical Nutrition, Vol. 62 (supplement), (1995); pp. 871S-893S.

Wolever, Thomas M.S.,
“The Glycemic Index: Methodology and Clinical Implications.”
The American Journal of Clinical Nutrition, Vol. 54, (1991); pp. 846- 854.

Wolever, Thomas M.S.,
“Glycemic Index of Fruits and Fruit Products in Patients with Diabetes.”
The International Journal of Food Sciences and Nutrition, Vol. 43, (1993); pp.205-212.

 

LA STORIA DI LUISELLA

Ad una cara Paziente che dopo una lunga e travagliata cura, era finalmente riuscita ad ottenere un risultato estetico apprezzabile, ho cercato di spiegare che esistono anche piaceri non nutrizionali, come andare al cinema.
Luisella, così si chiama di nome, bellamente mi disse che non era certo un buon suggerimento. Luisella dirige con la sua amica Cinzia, un negozio di arredi per bagno e piastrelle, il lavoro va bene ma come al solito il difficile è farsi pagare. Le ore di lavoro sono tante e il tempo per pensare alla propria salute è sempre poco. Arrivate distrutte a casa, dopo una giornata trascorsa a combattere con creditori, banche e fornitori e istituti di recupero crediti, una birretta e un piatto di pasta o una pizzetta, sembrano l’unico rimedio alle difficoltà della giornata. La terapia serve proprio a rendere meno duro il “difficile mestiere di vivere” come poetava il Montale. Ma com’è difficile cambiare abitudini consolidate. Tutti quelli che conoscono Luisella da molti anni sanno che per lei è piacevole comportarsi in un certo modo e ora che è cambiata non capiscono il suo comportamento.
Durante la visita quadrimestrale, di mantenimento vedendola molto più curata e addirittura, per la prima volta abbronzata, certo non per il contributo di vacanze esotiche ma grazie al sole artificiale delle lampade, per la precisa volontà di piacere, nel complimentarmi con lei per l’aspetto curato e piacevole, dissi che certo molto più gratificante è l’andare al cinema, piuttosto che andare in pizzeria.
<Errore!!- Mi rispose- Quando io e le mie amiche andavamo al cinema ci riempivamo di pop-corn e coca cola e spesso nell’intervallo rifacevamo il pieno. Il vero piacere è finalmente potermi comprare una gonna decente>.
In effetti non era esattamente ciò che io intendevo con l’esortazione vai al cinema!
Come riuscire a sostituire la gratificazione dei cibi remunerativi rappresentati da – vegetali latte e latticini – con il piacere di specchiarsi?
Come evitare il lento ma quotidiano allontanarsi dal corpo e dal piacere di esporlo?