Calorimetria

CALORIMETRIA INDIRETTA MEDIANTE CALORIMETRO A MASCHERA GERATHERM RespiratoryGmbH

La calorimetria indiretta consente di valutare sia gli alimenti assunti negli ultimi pasti, sia il metabolismo della persona in esame. Questa metodica quindi consente di intervenire sia sul fronte dell’alimentazione da seguire, sia sul fronte della dietoterapia da intraprendere.
I parametri misurati sono essenzialmente il volume di ossigeno introdotto (VO2) e il volume di anidride carbonica emessa (VCO2).
Poiché il metabolismo umano si basa sulla biochimica ossidativa, quando si «metabolizza» si consuma ossigeno e si produce anidride carbonica.
Già nel 1949 J.B.WEIR un fisico scozzese dell’Università di Glasgow aveva calcolato mediante esperimenti di fisica, come il consumo di ossigeno variasse con il variare degli alimenti assunti con la dieta.

Quoziente Respiratorio

Il rapporto tra anidride prodotta ed ossigeno consumato (VCO2/VO2) è definito quoziente respiratorio. Il Respiratory Quotient o QR con la nostra calorimetria è indicato come RER cioè Respiratory Exchange Ratio. Il RER cambia in base agli alimenti assunti nelle ultime 48 ore.

  • Se si mangiano«Prevalentemente Carboidrati» il RER sarà intorno a 0,90. Addirittura se si esagera con i carboidrati può superare il valore di 1
  • Se il RER è intorno a valori uguali o superiori a 0,80 – ma sempre inferiori a 0,90 indica che si segue una dieta prevalentemente proteica
  • Se il RER è inferiore a 0,80 si sta seguendo una dieta ipocalorica e ipoglicidicaIl calcolo è più preciso se si conosce la quota di azoto urinario (Nu) escreto nelle24ore. Nu rappresenta il catabolita terminale dell’ossidazione proteica. Sapendo che 1 g di Nu corrisponde a 6.25g di proteine, è possibile risalire alla quantità giornaliera di proteine ossidate. Il calcolo è effettuato automaticamente dalla macchina

Predetto

Il livello di consumo teorico calcolato su base statistica per persone di uguale sesso – età – peso e altezza, in condizioni di neutralità termica, assoluta, riposo da almeno 12 ore e digiuno almeno 4 ore. È rappresentato dalla linea orizzontale dritta del grafico calorimetrico Quando non si possono osservare il riposo e il digiuno di 12 ore è bene almeno evitare sin dalla sveglia: caffè o the e alcolici e non aver fatto palestra o attività fisica intensa da almeno 24 ore e avere almeno 4 ore di distanza dall’ultimo pasto. Per questo è importante compilare un diario alimentare e comportamentale delle ultime 48 ore.

Analisi Bioimpedenziometrica

La metodica del BIA si basa sulla proprietà dell’organismo,di condurre la corrente elettrica. Questa proprietà è dovuta essenzialmente alla FFM (Fat Free Mass), che contenendo praticamente tutta l’acqua e gli elettroliti corporei, si comporta come un conduttore elettrico L’Angolo di Fase (l’angolo di fase può essere considerato una sorta di indice di salute) è normale ma basso.
La percentuale di massa magra è normale mentre la massa grassa è bassa come negli atleti di endurance. Il rapporto Sodio/Potassio indica anche che il paziente necessiterebbe di bere di più e consiglio una supplementazione con potassio

Stipsi o stitichezza

UN PROBLEMA SPESSO SOTTOVALUTATO…

La stipsi non è una malattia ma un sintomo. E’ un’alterazione dell’alvo caratterizzata dalla emissione infrequente e difficoltosa di scarse quantità di feci di consistenza aumentata per eccessiva disidratazione.

FUNZIONI DEL COLON

  • Riassorbimento di acqua ed elettroliti
  • Formazione e trasporto delle feci
  • Mixing dei contenuti
  • Nebulizzazione dei gas
  • Riempimento rettale efficace per una corretta espulsione delle feci

 

 

FUNZIONI DELLA REGIONE ANO-RETTALE 

  • Ricevere il materiale che supera la giunzione retto-anale impedendone la fuoriuscita se in volumi sub-soglia
  • Permettere il riconoscimento del contenuto
  • Elicitare la percezione del “bisogno di evacuare”
  • Assumere una conformazione atta all’espulsione del contenuto
  • Garantire la continenza tra una evacuazione e l’altra
  • Adattarsi alla necessità di evacuazione secondo regole “sociali”

 

DEFINIZIONE DI STIPSI

Quando si hanno meno di 2 evacuazioni a settimana.
Oppure quando si abbiano almeno 2 dei seguenti disturbi durante il 25% delle evacuazioni:

• Feci dure o caprine
• Sensazione di evacuazione incompleta
• Notevole sforzo evacuativo
• Utilizzo di manovre manuali
• Meno di 3 evacuazioni a settimana

CLASSIFICAZIONE CLINICA DELLA STIPSI

MODIFICAZIONI DELLE ABITUDINI ALIMENTARI NEI PAESI OCCIDENTALI NEGLI ULTIMI 100 ANNI

•↑ apporto di zuccheri raffinati
•↑ consumo di sodio (almeno 10 volte)
•↑ consumo di grassi saturi (almeno 4 volte) e di cibi ricchi di colesterolo
•↓ significativo dell’apporto di fibre alimentari e diminerali come potassio, magnesio, calcio e cromo.
•↓ consumo di grassi omega3, lipidi di membrana, vitamine e antiossidanti.

 

 

 FECALOMA

 

 

LASSATIVI DA CONTATTO

Essi determinano un incremento della secrezione intestinale e della motilità colica in virtù delle loro proprietà irritanti stimolando indirettamente le terminazioni nervose e quindi la motilità propulsiva. A questa categoria di lassativi appartengono la senna, la cascara, il rabarbaro, l’aloe, la glicerina.

POLISACCARIDI NATURALI O DI SINTESI

• Assorbono acqua nell’intestino
• Aumentano il volume e la consistenza delle feci
• Aumentano la funzione propulsiva
USO NON raccomandato nei pazienti confinati a letto o che non possono assumere il richiesto apporto di liquidi. A questi appartengono il mannitolo, il lattulosio, 

LASSATIVI OSMOTICI

A questa categoria appartengono i lassativi che determinano un aumento del transito intestinale attraverso un incremento della secrezione o una riduzione dell’assorbimento di acqua ed elettroliti senza evidenza di effetti collaterali nel lungo termine. Tra i prodotti di maggior utilizzo il PEG (polietilenglicole) che in medicina è chiamato Macrogol è risultato tra i più indicati nella terapia di lungo termine della stipsi cronica, non essendo metabolizzato dai batteri non determina produzione di gas e variazioni di pH. Il Macrogol non richiama acqua nel lume intestinale come invece fanno altri tipi di lassativi da contatto per cui non si verificano squilibri idro elettrolitici.

 

  • Il trattamento conservativo della stipsi del bambino con macrogol 4000 Maiullari E., Bianco E. R., Cortese M. G., Magro P., Guanà R., Vinardi S., Canavese F. Ospedale Infantile Regina Margherita Torino, Italia 
  • Corazziari E, Badiali D, Bazzocchi G, Bassotti G, Roselli P, Mastropaolo G, Lucà MG, Galeazzi R, Peruzzi E. Long term efficacy, safety, and tolerabilitity of low daily doses of isosmotic polyethylene glycol electrolyte balanced solution (PMF-100) in the treatment of functional chronic constipation. Gut 2000;46:522-6.
  • Klaschik E. et al Supportive Care in Cancer 2003;11:679-685 Attar A. et al GUT 1999; 44:226-230 

LUBRIFICANTI

• Olio di vaselina

 

 

 

 

 

 

Alimenti indicati per chi soffre di stipsi 

 

Bibliografia:

Tack J, Muller-Lissner S. Treatment of chronic constipation: current pharmacologic approaches and future directions. Clin  Gastroenterol Hepatol 2009;7:502-8.

Corazziari E, Badiali D, Bazzocchi G, Bassotti G, Roselli P, Mastropaolo G, Lucà MG, Galeazzi R, Peruzzi E. Long term efficacy, safety, and tolerabilitity of low daily doses of isosmotic polyethylene glycol electrolyte balanced solution (PMF-100) in the treatment of functional chronic constipation. Gut 2000;46:522-6.

Eoff JC. Optimal treatment of chronic constipation in managed care: review and roundtable discussion J Managcare Pharm 2008; 14:1-15.

Bharucha AE, Pemberton JH, Locke GR. American Gatroenterological Association technical review on constipation. Gastroenterology 2013; 144:218-38.

Suares NC, Ford AC. Systematic review: the effects i the management of chronic constipation. Aliment Pharmacol Ther 2011; 38:895-901.

Ford AC, Suares NC. Effect of laxatives and pharmacological therapies in chronic idiopathic constipation: systematic review and mata-analysis. Gut 2011; 60:209-18.

Longstreth GF, Thompson WG, Chey WD, Houghton LA, Mearin F, Spiller RC. Functional bowel disorders Gastroenterology 2006; 130:1480-91.

Wong BS, Camilleri M, McKinzie S, Burton D, Graffner H, Zinsmeister AR. Effects of A3309, an ileal bile acid transporter inhibitor, on colonic transit and symptoms in females with functional constipation. Am J Gastroenterol 2011; 106:2154-64.

 

 

Test genetici per la salute e il peso

TEST GENETICO DNA E DIETA

Attraverso le recenti scoperte nell’ambito della nutrigenetica, è oggi possibile capire come il nostro corpo reagisce a determinati alimenti.
I test genetici sono mirati a ricercare eventuali intolleranze al lattosio e glutine, a individuare polimorfismi che alterano il metabolismo della vitamina D, dell’acido folico, degli zuccheri, dei lipidi.
Effettuando il test si ottiene quindi il referto dettagliato dei risultati, con le eventuali positività a intolleranze od alterato metabolismo. Sulla base dei risultati viene fornita una lista di alimenti di cui è consigliato aumentare o diminuire il consumo, per iniziare da subito la propria alimentazione nutrigenetica personalizzata.
Seguendo un’alimentazione geneticamente compatibile si perde più peso e con minori difficoltà e si mantengono nel tempo i risultati ottenuti molto più facilmente rispetto ai classici regimi dietetici.

POLIMORFISMI ANALIZZATI

 

TEST GENETICO DNA E SPORT 

La nutrigenetica permette oggi di conoscere gli alimenti che peggiorano lo stato fisico della persona  e quelli che lo migliorano, in modo da poter personalizzare il piano nutrizionale sulla base del proprio DNA anche attraverso test che coinvolgono la prestazione sportiva.
Lo screening comprende test indicativi dello stato del tessuto muscolare sia in termini di resistenza all’affaticamento che alla capacità di rispondere a stress esterni.
Viene analizzata la possibilità di lesioni spontanee in seguito a sforzi prolungati, lo stato infiammatorio generale che può compromettere la prestazione sportiva, la capacità dell’organismo di rispondere allo stress ossidativo.
Sulla base dei risultati viene fornita una lista di alimenti di cui è consigliato aumentare o diminuire il consumo, ed una dieta di cinque pasti giornalieri su dieci , per iniziare da subito la propria alimentazione nitrigenetica personalizzata.

GENI ANALIZZATI

 

TEST GENETICO DNA E ANTI INVECCHIAMENTO

Il test, nel dettaglio, nasce dall’evidenza scientifica che indagando specifiche sequenze nel nostro DNA ed applicando le opportune strategie per contrastare l’espressione di determinati polimorfismi si riesce a minimizzarne gli effetti del tempo.
Tali studi hanno portato oggi a conoscere gli alimenti che possono contribuire sia positivamente, sia negativamente e quindi determinare l’invecchiamento.
Quando si parla di anti-invecchiamento via immediata l’associazione al concetto estetico dell’invecchiare; pochi si soffermano a pensare che invecchiare bene ed in salute si traduce anche in un benessere psico-fisico, che si può percepire anche esteriormente.

Studi di genetica di nutrizione hanno inoltre chiarito i meccanismi molecolari alla base di questa stretta relazione tra i nutrienti e l’invecchiamento. Infatti, i nutrienti contenuti nei diversi alimenti, sono in grado di influenzare l’espressione dei nostri geni, cioè di “accendere” o “spegnere” specifiche sequenze sul nostro DNA. Tali studi hanno portato oggi a conoscere gli alimenti che possono contribuire sia positivamente, sia negativamente, a determinare l’invecchiamento.

GENI ANALIZZATI

 

TEST GENETICO DNA E GERIATRIA

La conoscenza del nostro DNA può fornire indicazioni indispensabili per accompagnare l’anziano verso l’invecchiamento fisiologico in condizioni di benessere, attraverso la scelta di alimenti più adatti alla genetica individuale.
Adottare opportuni cambiamenti del proprio regime alimentare a stile di vita permetterà di tenere sotto controllo l’espressione di queste predisposizioni genetiche nella maniera più semplice ed efficace prima che incidano sul benessere individuale nelle varie tappe del processo di invecchiamento.

GENI ANALIZZATI

 

TEST GENETICO DNA E PSICHE

La depressione non è una “malattia mentale” ma una vera e propria patologia (Jamie Flexman) che si può prevenire e curare. Chi non ha mai sofferto di depressione o di disturbi dell’umore difficilmente potrà capire come ci si sente. La depressione è subdola, arriva all’improvviso quando meno te lo aspetti e cambia totalmente la tua vita, il tuo modo di essere e di rapportarti al mondo esterno.
La depressione, e i disturbi dell’umore in genere, possono avere varia origine tra cui quella genetica: si nasce geneticamente predisposti. Questo che sembra un destino “inevitabile” può essere affrontato e corretto.

E tutto questo solo attraverso la conoscenza del proprio DNA e assumendo i nutrienti più adatti alla propria genetica.

GENI ANALIZZATI

 

 

Gastropanel

Tranquillità per il tuo stomaco

Il Gastropanel rappresenta un test che permette di diagnosticare, con un semplice prelievo di sangue, una gastrite determinata da Helicobacter Pylori e soprattutto valutare la gravità dell’infiammazione / infezione dello stomaco.

Questa analisi, che si compie sul siero, permette inoltre di indicare la parte della mucosa gastrica più colpita e se vi è la produzione in eccesso di acido che può condizionare un reflusso esofageo con forte sintomatologia.

Gastropanel si compone di più dosaggi di sostanze prodotte dallo stomaco e dal dosaggio degli anticorpi contro L’Helicobacter Pylori.

 

I PEPSINOGENI

Sono sostanze che vengono prodotte dallo stomaco. Il Pepsinogeno I viene prodotto dalla parte alta dello stomaco (Corpo e Fondo). Il Pepsinogeno II viene prodotto da tutto lo stomaco (Corpo, Fondo ed Antro). Quando vi è gastrite, si ha una sofferenza delle cellule dello stomaco, che producono meno Pepsinogeno I e II, vista la diversa collocazione della produzione di queste sostanze, si può dedurre in quale parte dello stomaco la gastrite è più grave o ha colpito maggiormente.

GASTRINA 17

E’ un ormone prodotto dalla parte bassa dello stomaco (Antro). I suoi dosaggi possono indicare una patologia dell’antro e/o una iperacidità quando la gastrite è fortemente aggravata.

ANTICORPI ANTI HELICOBACTER PYLORI

Il dosaggio di questi anticorpi permette di individuare il contatto con il batterio in questione che sopravvive e si sviluppa nella mucosa gastrica sviluppando infiammazioni croniche che possono evolvere in severe gastriti, nell’ulcera peptica ed anche nel carcinoma dello stomaco. Più del 50% della popolazione ha contratto l’infezione da Helicobacter Pylori.

RISULTATI

L’interpretazione dei risultati viene eseguita mediante un’elaborazione informatica.

Questa valutazione può fornire più indicazioni cliniche vantaggiose per il medico curante:

  1. Presenza di Dispepsia funzionale senza gastrite
  2. Presenza di Gastrite da Helicobacter Pylori
  3. Presenza di Gastrite Atrofica con valutazione di gravità
  4. Valutazione delle condizioni della mucosa del Fondo, Corpo ed Antro dello stomaco  (normale, gastrite, gastrite atrofica)
  5. Presenza di Iperacidità che può condizionare reflusso esofageo fortemente sintomatico.

GASTROPANEL è quindi un test che permette, con un prelievo ematico, di dare al clinico informazioni importanti per il paziente con patologia gastrica, consigliando l’evoluzione delle pratiche diagnostiche soprattutto per l’esecuzione appropriata di una gastroscopia.

 

 

 

Bibliografia:

S.Y. Kim, B.S. Kwon, S.\V, Jung, J.J. Park, S.\V. Lee e S.Y. Seol
Le caratteristiche della gastrite atrofica in pazienti con patologia da riflusso erosivo (ERD) c non­ erosivo (NERD)
Department of Internal Medicine, Korea University College of Medicine, Seoul, Korea; Department of Internal Medicine, Inje University College of Medicine, Busan, Korea.

A. Sudraba, I. Kikuste, I. Daugule, K. Fnnka, I. To1manis, A. Vanags, D. Janchmskas, L. Jonaitis, L. Kupcinskas, A. Ivanauskas, c M. Leja
Ottimizzazione del monitoraggio a lungo termine dei livelli di pepsinogeno a seguito dell’eradicazione di Helicobacter pylori.
University of Latvia, Riga, Latvia; Riga East University Hospital, Riga, Latvia; Digestive Disease Centre GASTRO, Riga, Latvia; Kalmas University of Medicine, Kaunas, Lithuania.

A. Oksanen, L. Paloheimo e H. Rautelin
La selezione dei pazienti da sottopone alla seconda gastroscopia
Herttoniemi Hospitai, City of Helsinki, Helsinki, Finland; Haartman Institute, University of Helsinki, Helsinki, Finland; Biohit Oy, Helsinki, Finland; Department of Medical Sciences, University of Uppsala, Uppsala, Sweden.

Y. Talebkhan, F. Ebrahimzadeh, A. Farjnddoost, A. Oghalaie, A. Morakabati   A. Nahvvijou e M. Mohammadi
I livelli di pepsinogeno nella messa a punto di programmi di screening del cancro allo stomaco presso popolazioni iraniane a rischio.
Biotechnology Research Center, Pasteur Institute of Iran, Teheran, Iran; Qom University of Medical Sciences, School of Medicine, Qom, Iran; Cancer Research Center, Teheran University of Medical Sciences, Teheran, Iran

D.M.M. Oueiroz, G.A. Rocha, A.M.C. Rocha, F.F. Melo, S.D. Carvalho, P.F.S. Bittencourt, L.P.F. Castro e J.E. Crabtree
 Infezione da Helicobacter Pylori, IL-1Beta e anemia da deficienza di ferro in pazienti in età pediatrica
Universidade Federal de Minas Gerais, Belo Horizonte, Brazil; Leeds Institute of Molecular Medicine, Leeds, UK.

 

 

 

Breath test al lattosio

Le intolleranze alimentari costituiscono un capitolo importante nella patologia del tubo digerente e possono condizionare sintomatologie croniche, difficili da diagnosticare.


Una intolleranza alimentare molto conosciuta e molto diffusa è rappresentata dall’intolleranza al lattosio, principale zucchero presente nel latte e nei suoi derivati.
In Italia circa il 40-50% della popolazione è portatore di questa patologia con sintomatologia di differente gravità.

CAUSE

L’intolleranza al lattosio è una forma diffusa di carenza intestinale dell’enzima LATTASI.
Questo enzima è prodotto dalle cellule della prima parte del nostro tubo digerente, l’intestino tenue, e agisce sul lattosio, zucchero del latte.

Si tratta di uno zucchero composto da due unità semplici il glucosio e il galattosio.

La lattasi divide questo zucchero complesso nei suoi componenti semplici: solo in questo modo il nostro intestino è in grado di assorbire questi zuccheri.
Una carenza dell’enzima digestivo causa l’incapacità intestinale a digerire il lattosio che passa senza essere digerito nel nostro intestino tenue, raggiungendo l’ultima parte del nostro tubo digerente: il colon.
Nel colon risiede la microflora intestinale che aggredisce il lattosio provocando per fermentazione produzione di gas.

PRINCIPALI SINTOMI

I sintomi principali sono causati dell’intensa fermentazione e produzione di gas che il lattosio, non digerito e metabolizzato dalla microflora, produce a livello del colon.
I sintomi si manifestano 1-2 ore dopo il pasto contenente il latte o suoi derivati e sono principalmente:

  1. Gonfiore intestinale con presenza di gas (flatulenza)
  2. Dolori addominali
  3. Diarrea

Il gas prodotto dalla fermentazione causa flatulenza e gonfiore nelle pareti intestinali e questa distensione del colon produce dolore, a volte intenso e crampiforme.
Il lattosio non digerito attira per osmosi acqua dal nostro organismo nel lume intestinale, provocando diarrea acida.
Questa sintomatologia è differente fra paziente e paziente con manifestazioni di varia intensità a seconda del grado di carenza dell’enzima intestinale “Lattasi”.

 

Il test in questione è sicuro, affidabile, specifico e di semplice esecuzione e si basa su un meccanismo diagnostico molto semplice: il lattosio non digerito, per carenza intestinale dell’enzima lattasi, viene metabolizzato dalla nostra flora intestinale e produce idrogeno (H) che viene assorbito e rilevato nel respiro.
Il paziente raccoglierà con provette apposite il proprio respiro, prima e dopo aver digerito una soluzione con 25 grammi di lattosio.
L’intolleranza alo zucchero del latte può essere quindi dimostrata dall’aumento della concentrazione di idrogeno nel respiro raccolto ogni 30 minuti per 3 ore dopo l’ingestione della soluzione diagnostica.
Questo test permette di diagnosticare con certezza l’intolleranza al lattosio, indirizzando il clinico ed il paziente verso scelte alimentari corrette.

 

Lipidomica

CHE COSA E’ LA LIPIDOMICA?

La lipidomica è una disciplina innovativa che studia i lipidi in modo dinamico, ovvero seguendo i cambiamenti del metabolismo dei grassi durante gli eventi fisiologici e patologici a cui l’organismo va incontro. In particolare vengono effettuate delle indagini sulla membrana cellulare del globulo rosso, in modo tale da valutare e seguire il destino degli acidi grassi saturi ed insaturi del soggetto, mettendo in luce sia il bilanciamento dei diversi tipi di acidi grassi sia la presenza di fenomeni di degradazione e trasformazione ad opera dei radicali liberi. Sulla base delle più attuali conoscenze scientifiche in lipidomica e stress radicalico, Lipinutragen ha sviluppato un metodo originale per la valutazione del globale equilibrio della membrana cellulare, sia in condizioni fisiologiche che patologiche.

Tramite il test si possono fornire indicazioni nutrizionali personalizzate. Il test infatti verifica la presenza di deficit di acidi grassi essenziali o eventuali disequilibri.
Il referto si compone di 4 parti dove vengono indicati:

  1. i valori e le percentuali degli acidi grassi della membrana eritrocitaria del soggetto a confronto con l’intervallo dei valori di normalità;
  2. la lettura ragionata delle piste con grafico e indice MUI -Membrane Unbalance Index;
  3. consigli nutrizionali con alimenti permessi, da consumare con moderazione o vietati;
  4. suggerimenti per l’intervento nutraceutico

 

Impedenziometria

L’Impedenziometro è uno strumento sofisticato e di semplice utilizzo che consente di misurare l’impedenza del corpo umano attraverso la quale è possibile scomporre il peso di una persona in massa magra, massa grassa, acqua intra ed extracellulare. L’esame impedenziometrico serve per capire se siamo magri pur pesando molto o invece grassi pur pesando poco. 

Questo esame è fondamentale per poter rispondere a quesiti importanti in questa branca della Medicina Funzionale:

Soffro di ritenzione idrica?

Mi sento gonfia, ho l’impressione di essere piena di acqua! 

Perché un tempo, anche se ingrassavo molto, appena mi mettevo a dieta perdevo peso invece ora non ci riesco più?

Quanto dovrei pesare?

Perché mi vedo sempre grasso pur avendo perso molto peso? 

 

ANALISI DATI IMPEDENZIOMETRICI

Il peso totale deve essere scomposto in massa grassa e massa magra da questa poi l’impedenziometro estrapola la massa muscolare che rappresenta la componente metabolicamente più attiva e che consente di calcolare il metabolismo basale ovvero il consumo calorico non legato all’attività fisica. Si è grassi non in rapporto al peso fatto registrare sulla bilancia ma in base al grasso che allo specchio vediamo appesantire la nostra fisionomia e che ora è diventato una misura facilmente accertabile. Pertanto se sono alto 170 cm – peso 100 kg e ho una massa grassa del 30% allo specchio non vedrò il corpo di un culturista dalle grosse membra scolpite dalla fatica ma quello di una persona sedentaria grassa, e anche se perdo 30 kg e ho raggiunto il peso che può essere considerato ottimale per la mia altezza secondo il calcolo del BMI (Body Mass Index = Kg/m²) mi vedrò sempre come un sedentario grasso anche se deperito qualora la percentuale di Massa Grassa rimanesse del 30%. La perdita della massa muscolare – diminuendo il dispendio energetico basale – comporta una maggiore facilità ad ingrassare, stanchezza, pallore, svogliatezza e bisogno di quegli alimenti ad alto Indice Glicemico: dolci – frutta – prodotti da forno – bevande energetiche che sono i più difficili da “smaltire”.

Secondo la legge di Ohm, tutte le sostanze offrono una resistenza al passaggio di una corrente elettrica e questo vale anche per il corpo umano.
Pertanto l’impedenza del corpo è proporzionale alla diminuzione di tensione che si riscontra alle sue estremità, quando esso è attraversato da una corrente elettrica alternata.

Il tessuto adiposo ha meno acqua e pertanto offre una resistenza maggiore rispetto al tessuto muscolare. Con gli elettrodi posti su mani e piedi, la persona deve assumere una posizione distesa, rilassata, con braccia e gambe allargate. L’impedenziometro, collegato tramite elettrodi al paziente, misura la resistenza che il corpo oppone al passaggio di una corrente debolissima ad altissima frequenza (50.000 Hz), del tutto inavvertita dal paziente. Ricavato il valore dell’impedenza corporea, tramite alcuni algoritmi e con l’ausilio di un computer, si risale al contenuto di acqua corporea, intra ed extra cellulare e, ai valori di massa magra e di massa grassa.

È riscontrato che l’angolo di fase di una persona sana oscilla fra i 4 ed i 15 gradi, in relazione soprattutto alla capacità delle membrane cellulari di rallentare il flusso di corrente. Pertanto, l’angolo di fase può essere assunto come un indice prognostico dello stato d’integrità delle membrane cellulari.
Le dimensioni della reattanza (Xc) e della resistenza (R) appaiono regolate matematicamente e geometricamente, vedi legge di Pitagora. Dall’impedenza e dall’angolo di fase (Φ), si posso ricavare R e Xc, e non viceversa.

 

Bibliografia:

Kahn HS, Imperatore G, Cheng YJ.
“A population-based comparison of BMI percentiles and waist-to-height ratio for identifying cardiovascular risk in youth”.
J Pediatr.2005;146 :482– 488

Ashwell M, Cole TJ, Dixon AK.
“Ratio of waist circumference to height is strong predictor of intra-abdominal fat”.
BMJ.1996;313 :559– 560

Hsieh SD, Yoshinaga H, Muto T.
“Waist-to-height ratio, a simple and practical index for assessing central fat distribution and metabolic risk in Japanese men and women”.
Int J Obes Relat Metab Disord.2003;27 :610– 616

Holter Metabolico

Holter Metabolico

Come già avviene per la pressione arteriosa o per la funzionalità cardiaca o per il reflusso gastro-esofageo, anche per l’analisi accurata del consumo calorico è finalmente possibile misurare, per diversi giorni, il comportamento individuale. In pratica attraverso il rilevatore messo al braccio è possibile sapere non solo quante calorie si sono consumate nelle ventiquattro ore ma addirittura, quante di queste hanno raggiunto l’intensità che può consentire di modificare la composizione corporea, vale a dire aumentare i muscoli e diminuire gli accumuli di grasso. In questo modo è possibile rispondere scientificamente a una domanda molto frequente:
<per quale motivo pur andando in palestra tre volte a settimana non perdo peso?>

L’Armband è un rivoluzionario monitor multi-sensore che, indossato a “fascia” sul tricipite del braccio dominante, permette un campionamento continuo di alcune variabili fisiologiche e dell’attività fisica. Da questi dati è possibile estrapolare:
1) calorie consumate; 2) intensità e durata dello sforzo fisico; 3) sudorazione; 4) disturbi del sonno.

Infatti, per mezzo dell’Holter metabolico, che funziona come una sorta di macchina della verità, è possibile sapere quante ore la persona trascorre in maniera “sedentaria”, cioè vigile ma senza fare movimento, guardando la televisione, davanti al computer, leggendo il giornale o semplicemente oziando e, quando si sta coricati, ma ci si rigira nel letto e, quando si dorme il sonno ristoratore e normale. Sono svelati, anche quei risvegli dei quali al mattino non abbiamo ricordo e, che sono il motivo del senso di stanchezza e fatica, dei quali non sappiamo dare una spiegazione plausibile, dal momento che ci si è appena alzati dal letto! Tutto ciò, in condizioni assolutamente fisiologiche durante la vita di tutti i giorni e in qualsiasi ambiente.

Si tratta dello strumento ideale per valutare l’attività del Paziente, non solo allo scopo di conoscere il vero dispendio energetico medio, nel corso di una settimana tipo, ma anche per il controllo, dose-beneficio, dei farmaci impiegati nella cura dell’insonnia, nel diabete mellito e insulino-dipendente.

La quantità di insulina necessaria diminuisce quando migliora lo stile di vita. Inoltre, l’Holter metabolico è utile nello sportivo perché, consente di assumere gli integratori nel momento e nella quantità necessarie, in base allo sforzo agonistico e, alla sua intensità, che lo strumento misura in mets”.  Un M.E.T. (Metabolic Equivalent of Task) è l’unità di misura impiegata per indicare l’intensità di uno sforzo fisico.
 Un MET è definito come la spesa energetica a riposo di un individuo adulto medio, equivale a 3,5 ml di consumo di ossigeno per Kg di peso corporeo al minuto. Semplificando possiamo dire che:

1MET= 1Kcal X 1Kg corporeo X 1ora

 

La QUALITA’ del sonno è fondamentale perché ci si possa sentire energici e riposati al risveglio. Il semplice russare di notte o nei casi più gravi le apnee notturne possono essere il motivo di un sonno interrotto e del malessere avvertito durante il giorno. La patologia dell’insonnia può avere caratteristiche molto diverse e per essere affrontata correttamente deve poter essere analizzata con precisione. 
A che ora abitualmente ti svegli? Una volta coricato, quanto tempo impieghi ad addormentarti? Vai a dormire nel pomeriggio?
Inoltre per mezzo del rilevatore è possibile scoprire se la causa del risveglio notturno coincide con un picco della temperatura cutanea e del grado di sudorazione, come per indicare il momento in cui l’incubo ci ha coinvolto al punto di dover interrompere il sonno.

 

ESEMPIO GRAFICO HOLTER METABOLICO:

 

Bibliografia:

Jonathan Myers  EXERCISE CAPACITY AND MORTALITY AMONG MEN REFERRED FOR EXERCISE TESTING  N.Engl. J. Med. 2002, 346:793-801
Roger VL, Jacobsen SJ, Pellikka PA, Miller TD, Bailey KR, Gersh BJ.  Prognostic value of treadmill exercise testing: a population-based study in Olmsted County, Minnesota. Circulation 1998;98:2836-41. 

Goraya TY, Jacobsen SJ, Pellikka PA,  Prognostic value of treadmill exercise testing in elderly persons.  Ann Intern Med 2000;132:862- 70.
Kristen M. Polzien, John M. Jakicic, Deborah F. Tate and Amy D. Otto* The Efficacy of a Technology-based System in a Short-term Behavioral Weight Loss Intervention Obesity. 2007;15:825– 830

Intolleranze alimentari

Per mezzo di un prelievo di sangue venoso opportunamente centrifugato, si valuta al microscopio, la reazione degli elementi corpuscolati del sangue del paziente. Quando i globuli bianchi entrano in contatto con alimenti e sostanze chimiche opportunamente selezionate si determina una reazione che viene misurata con un punteggio.
Spesso proprio i cibi che più piacciono possono scatenare reazioni imprevedibili mettendo in allarme il nostro sistema immunitario. Per ogni individuo le incompatibilità alimentari, talvolta assolutamente insospettabili, producono disturbi che si manifestano anche a distanza di 15 o 72 ore dall’ingestione dell’alimento incriminato.
E’ necessario fare una distinzione fra le allergie classiche, che si manifestano immediatamente con l’assunzione del cibo responsabile della reazione Ig E mediata, e le intolleranze.
Come frequentemente accade nel lattante, maggiormente interessato dai fenomeni di intolleranza, anche nell’adulto la permeabilità della membrana intestinale verso determinate tossine è responsabile di sintomi spiacevoli e aspecifici.
L’integrità della mucosa intestinale è minata da fenomeni infiammatori, come le classiche coliti, e da meccanismi immunologici locali come quelli esercitati dagli anticorpi IgA secreti nel muco che ricopre e protegge la parete intestinale.
Un’incompleta digestione dei cibi può determinare la formazione di macromolecole proteiche oppure di polisaccaridi ad alto peso molecolare che infilandosi tra le giunzioni delle cellule enterocitarie “thigt junctions” del colon e formano tossine.
Quando aumentano i tempi di contatto tra la mucosa intestinale e gli antigeni alimentari, a causa di alterazioni della flora batterica o stipsi, si possono verificare fenomeni infiammatori.

Le intolleranze, pertanto, possono essere considerate come delle reazioni avverse, non IgE mediate, causate dall’accumulo intestinale di macromolecole che determinano l’intervento di cellule immunocompetenti.

Questa condizione si ripercuote sulla salute del paziente con fenomeni di disbiosicolitestipsi, crampi addominali detrminando una sorta di circolo vizioso che aggrava i sintomi.
La reattività del nostro organismo verso i cibi responsabili della formazione di quelle macromolecole è valutata mettendo a contatto globuli bianchi, piastrine e globuli rossi con una microscopica quantità dell’alimento da testare.
Il comportamento delle cellule viene osservato utilizzando un microscopio: se le cellule non subiscono alterazioni, l’elemento lo si considera normale quindi non reattivo. Quando i globuli bianchi ingrandiscono fino a esplodere o quando si formano delle caratteristiche aggregazioni, l’alimento è considerato dannoso.

I livelli di reazione sono quattro, indicati annerendo una delle quattro caselle presenti accanto al nome dell’elemento in esame.

SINTOMI LEGATI ALLE INCOMPATIBILITA’ ALIMENTARI

SINTOMI GENERALI: Stanchezza, ritenzione idrica, occhi cerchiati, sonnolenza postprandiale, alitosi, aumento della sudorazione.

APPARATO RESPIRATORIO: difficoltà di respirazione, asma, tosse, rinite allergica, sinusite.

APPARATO GASTRO-ENTERICO : gonfiore, senso di nausea, dolori e crampi addominali, gastrite, colite, disturbi dell’alvo (diarrea, stpsi), eruttazione, aerofagia, prurito anale, emorroidi.  

APPARATO CUTANEO: prurito locale e generalizzato, acne, eczema, dermatiti, vari tipi di lesioni dermatologiche, psoriasi.

APPARATO UROGENITALE: cistiti, infiammazioni urogenitali, sindrome premestruale.

 

 

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Disbio test

Il disbiosi test, effettuato in studio, è un presidio di laboratorio in grado di valutare e monitorare i pazienti che evidenziano uno stato di disbiosi intestinale.

Il test, non invasivo, permette di dosare a livello urinario 2 markers della disbiosi che sono metaboliti dell’aminoacido triptofano:

– INDICANO determinato colorimetricamente.
– SCATOLO determinato con metodica cromatografica.

 

 

Per cause legate ad un’alimentazione poco equilibrata, ritmi lavorativi stressanti, mancanza di attività fisica, utilizzo di farmaci specifici (antibiotici, lassativi, anticoncezionali), la flora batterica intestinale può alternarsi e provocare la disbiosi intestinale, una vera e prorpia malattia, caratterizzata da alcuni sintomi ben definiti.
Secondo quanto attualmente riportato in letteratura i principali disturbi e patologie correlabili alla disbiosi intestinale sono :

Una dieta poco equilibrata, caratterizzata dall’assunzione di alimenti ricorrenti, è dannosa per l’intestino ed impedisce all’organismo di ottenere il giusto apporto calorico e nutritivo.
L’alimentazione scorretta è in genere affiancata da uno stile di vita irregolare che altera il ritmo sonno-veglia con inevitabili ripercussioni negative sull’intestino.
La disbiosi può essere causata anche dallo stress generato da una attività lavorativa intensa, dagli impegni pressanti e dalle responsabilità quotidiane. Lo stress professionale lascia ben poco tempo allo svolgimento di attività fisica e ciò crea una condizione di affaticamento e nervosismo nell’organismo.
Un’ulteriore causa è costituita dall’assunzione di farmaci quali antibiotici, antinfiammatori, antinfluenzali, antidepressivi, anticoncezionali e ansiolitici che agiscono sui sintomi della malattia ma anche sulla flora batterica, danneggiandola.
Anche metalli pesanti quali alluminio, mercurio, piombo, che possono arrivare nell’intestino attraverso la catena alimentare, possono danneggiare la flora batterica.

L’Indolo e lo Scatolo sono metaboliti dell’aminoacido Triptofano, presente in molte proteine sia animali che vegetali, il loro aumento eccessivo consente di verificare l’eventuale presenza di alterati ed eccessivi fenomeni fermentativi e/o putrefattivi a livello intestinale.
L’aminoacido Triptofano normalmente assunto con la dieta subisce, ad opera di alcune specie batteriche intestinali, un processo di metabolizzazione che comporta, dal punto di vista biochimico, la perdita di una catena laterale con produzione di un metabolita che prende il nome di Indolo.

L’Indolo, così prodotto, viene assorbito a livello della mucosa intestinale e attraverso il circolo entero-epatico giunge al fegato dove è trasformato in Indicano per essere poi escreto dai reni con le urine.

La concentrazione di INDICANO nelle urine è un indice dei fenomeni putrefattivi ad opera di alcune specie batteriche come Proteus e Klebsiella, perché come abbiamo visto l’INDICANO è il risultato della trasformazione da parte della flora batterica del TRIPTOFANO assunto con i cibi. Sostituendo gli atomi d’idrogeno dell’indolo con vari radicali si hanno derivati più o meno tossici i quali, eliminati con l’urina, dànno luogo ai pigmenti urinari. Un’alterazione della flora batterica intestinale come potrebbe essere l’eccessiva crescita di particolari gruppi batterici “CATTIVI” determina disturbi intestinali.
In pratica quando la digestione non è ottimale, gli aminoacidi derivati dalle proteine maldigerite, subiscono un processo di decarbossilazione.

Quando nessun ceppo batterico riesce a proliferare uccidendo gli altri si crea una situazione utile all’organismo perché vi è una condizione di equilibrio che prende il nome di “eubiosi“.

Quando, invece, dei gruppi di batteri riescono a prevalere, l’equilibrio si altera e viene a crearsi la “DISBIOSI INTESTINALE”, una condizione, purtroppo, assai diffusa.
Un’alimentazione non consapevole come l’ingestione di troppi zuccheri, una cattiva masticazione, pasti ingeriti con premura e l’uso di lassativi, antiacidi, antibiotici, predispongono allo sviluppo di varie sostanze tossiche e favoriscono lo sviluppo dei batteri “CATTIVI”.
Questi problemi intestinali pur di carattere funzionale, rappresentano un problema sociale.
Da essi dipendono infatti vari sintomi spiacevoli di cui soffrono moltissime persone, colite, stitichezza, gonfiore addominale, meteorismo, flatulenza e diarrea.
Questa sgradevole sintomatologia è dovuta alla graduale distruzione della flora batterica intestinale “BUONA”, ovvero dei miliardi di batteri utili che svolgono mansioni fondamentali per la nostra salute.


Se si considera la vasta superficie della mucosa gastro-intestinale e la sua grande capacità di assorbimento, si comprenderà come un’alterazione delle condizioni intestinali possa determinare l’assorbimento di tossine dalle quali possono derivare disturbi di carattere generale che, a prima vista, sembrano non avere nessuna relazione con l’intestino: mal di testa, nervosismo, alito cattivo, riniti, acne, dermatiti, eczemi, stanchezza cronica, invecchiamento della pelle e dolori articolari.

 

 

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